Sono nato a Roma il sedici dicembre del 1955.
Sagittario, curiosamente come tutte o quasi le persone a cui voglio (e che mi vogliono) bene: mia moglie Elisa, dolce e paziente anima gemella, il mio adorato primogenito Tommaso, la mia cara sorellina Francesca e la mia inossidabile mamma Leontina.
Uniche eccezioni: amorino (mia figlia Flavia, gemelli), la mia sorellina Gloria (leone) e il mio amatissimo papà Mario (scorpione), che purtroppo non è più tra noi, lasciando un vuoto incolmabile e che per me è stato una guida fondamentale nella mia crescita e nel mio diventare uomo.
Sono di origini napoletane: il mio nonno materno, Angelo Mariotti era infatti partenopeo e mi ha voluto trasmettere il suo nome e anche il suo cognome: il mio nome completo è dunque Angelo Maggi Mariotti.
Ricordi meravigliosi e indelebili mi legano a lui.
Fin da quando ero piccolo mi ha sempre generosamente elargito pillole di saggezza. Qualcuna l’avrò digerita? Mah!
Nelle mie vene però scorre anche sangue teutonico: infatti la mia nonna paterna, Francesca Nagel, madre di ben sei figli e donna di infinita bontà, era tedesca.
La mia verve istrionica cominciò a manifestarsi fin da piccolo, allorché, coinvolgendo prepotentemente mia sorella Francesca e mia cugina Cristina, riproponevo la domenica davanti a tutta la famiglia gli sketch più divertenti della trasmissione del sabato sera “L’amico del giaguaro“, dove io ero “Raffaele Pisu”, Cristina “Marisa Del Frate” e Francesca il corpulento “Gino Bramieri”.
Una volta diplomatomi al Liceo classico “Goffredo Mameli” di Roma e ottenuta in seguito, all’Università La Sapienza, la laurea con lode in Scienze Biologiche (allora il mio sogno era un’azienda agricola con annesso allevamento cunicolo) mi gettai a capofitto in quella che sentivo essere la mia grande passione: il Teatro.
Tutto iniziò nel lontano dicembre del 1979.
Vittorio Gassman, per la nascente Bottega teatrale di Firenze, mi scelse, assieme ad altri cinque allievi attori, tra più di 1000 partecipanti ai provini, che si tennero alla Vides di Cristaldi.
Debuttai così nel mitico spettacolo”Fa male il teatro” di Luciano Codignola, al Teatro La Pergola di Firenze, davanti, ricordo, a una platea di giovani impazziti, felici di applaudire”sei di loro”debuttare da protagonisti in un importante spettacolo.
Toccammo, durante quella fantastica tournè i più grandi teatri italiani
Per approdare alla fine al Teatro Quirino di Roma, adesso giustamente intitolato a Vittorio.
Ricordo con nostalgia il mio grande Maestro, che giudicava con severità le performance di noi giovani attori, valutando a volte il nostro impegno dal grado di sudorazione (il teatro è anche fatica!) .
Successivamente lavorai con Giorgio Albertazzi, altro grandissimo del teatro italiano, per più di 300 repliche nell'”Enrico IV” di L. Pirandello per la regia di Antonio Calenda, scambiandomi la parte, nelle ultime repliche della prima stagione, con il mio amico Nicola Pistoia.
Altro incontro fondamentale per la mia carriera è stato quello con Vittorio Caprioli, intelligente ed eclettico attore (napoletano!), con il quale ho condiviso anni meravigliosi tanto imparando da lui, assistendolo anche come aiuto regista e disputando con lui e la mia Clara Bindi mitici tornei di peppa a tre (con tanto di coppe), nei camerini di molti teatri italiani.
Ne “I ragazzi irresistibili” di Neil Simon (dove io interpretavo Ben) accanto a Vittorio Caprioli c’era un attore con il quale avrei condiviso altri bei momenti negli anni a seguire e dal quale molto avrei avuto modo di imparare: Mario Carotenuto (romano!), il quale una volta, intervistato da un giornalista dopo il “colto” Caprioli, alla domanda se si fosse laureato, rispondeva: “Ho due lauree: in Marciapiedologia e in Stradeologia!” rivendicando in questo modo la sua origine popolare.
Nel 1989 formai con Laura De Micheli, Fabrizio Temperini, Bettina Giovannini e Marioletta Bideri, una mia compagnia teatrale: “I Bugiardi”. Mettemmo così in scena un testo delizioso scritto da Laura: “La finestra sul Mortile” riuscendo ad avere come illuminato sponsor nientepopodimenochè un’importante impresa di onoranze funebri (“tra cent’anni. . . . ma Zega”!) .Nel 1982, tra una tournè e l’altra, avvenne il mio debutto nel cinema nel mitico “Sapore di mare” di Carlo Vanzina e successivamente in “Sapore di mare 2” di Bruno Cortini, nei quali interpretavo il marchesino Pucci (ganza questa battuta!).
Seguirono negli anni tante altre pellicole, tra le quali “Zero in condotta” di Giuliano Carnimeo, “Mi faccia causa” di Steno, “Il coraggio di parlare” di Leandro Castellani, e recentemente “Francesco” di Michele Soavi e “Twisted” di Matteo Petrucci.
Dopo 10 anni dal mio debutto in teatro sentii l’esigenza di fermarmi.
Mi avvicinai così con entusiasmo al magico e (per me) misterioso mondo del doppiaggio, che sempre mi aveva affascinato.
Un incontro importantissimo fu quello che ebbi con una grande direttrice di doppiaggio dell’epoca: Fede Arnaud, la quale con molto amore ma altrettanto rigore mi instradò in questa difficile arte.
Cominciai così quasi da subito a dare la voce a molti protagonisti di film e serial televisivi.
Ma il vero salto di qualità, è avvenuto nel momento in cui ho cominciato a doppiare le grandi star di Hollywood.
E questo lo devo interamente a una persona che con coraggio ha scommesso su di me: Francesco Vairano, grandissimo dialoghista e direttore di doppiaggio con il quale stabilii da subito una perfetta intesa che dura tuttora.
Con Francesco direttore infatti ho doppiato Hugh Grant in “Notting hill”; Bruce Willis ne “Il sesto senso” e Tom Hanks in “Cast away”.
Tutti attori che avrei più volte ancora doppiato.
Nel 1995 ho riassaporato dopo qualche anno le tavole del palcoscenico, interpretando e talvolta dirigendo vari spettacoli, tra i quali “Due piccioni con una fama” messo in scena con il mio amico Massimiliano Pazzaglia.
Di questo spettacolo, con Massimiliano, eravamo oltre che attori e registi, anche produttori, macchinisti, trasportatori, elettricisti ecc. ecc..
Massimiliano, sprovvisto allora di cellulare, usufruiva tranquillamente del mio per tutto quello che concerneva la preparazione dello spettacolo e non. Alla fine delle repliche, dopo aver ricevuto bollette telefoniche terrificanti, ho regalato a Massimiliano un cellulare!
Iniziò così con Max (sagittario) una bellissima amicizia che dura tuttora…Insieme abbiamo realizzato anche due corti cinematografici: “Bootstrap” vincitore tra l’altro del “Mentana corto festival 2004” e “Manca solo il parmigiano”.
Recentemente abbiamo partecipato alla rassegna di corti teatrali “Schegge d’autore”, al Teatro Colosseo con “Ragazzo bombola”.
Altra persona fondamentale è stata il mio grande amico Rosario Galli, al quale mi lega oltre che la passione per il teatro (sono stato protagonista di “Salotto Proust”, “Quando il letto non racconta”, e “Alla ricerca di M. Proust”, tutti spettacoli da lui diretti), una sviscerata e insana passione per il calcio e in particolare per la Magica Roma della quale negli ultimi anni abbiamo, assieme ai nostri figli, condiviso gioie e dolori, compresa però la conquista del mitico terzo scudetto!
Infine, uno spettacolo a cui sono particolarmente affezionato è sicuramente “ForbiciFollia”, decisamente unico nel suo genere. Infatti questo spettacolo, diretto da Gianni Williams, è stata per me una grandissima esperienza, dovendo ogni sera interagire con il pubblico che costringeva noi attori a improvvisare continuamente. Il testo, un perfetto e oliato meccanismo teatrale è un giallo comico che il pubblico ha la possibilità di indirizzare verso finali diversi.
Negli ultimi anni ho scoperto con gioia un mezzo espressivo finora da me poco praticato: la radio.Ho preso parte ad alcuni sceneggiati radiofonici per Radiodue tra i quali “Sissi l’imperatrice ribelle” (ero Franz Joseph) e “Marlon Brando” (ero Karl Malden) .
In televisione ho partecipato a diverse fiction tra le quali “Il Maresciallo Rocca”, “Distretto di Polizia”, “Ricominciare”, “Una donna per amico”, “Il Capitano”, “L’amore non basta” e “Questa è la mia terra”.
Un’altra mia grandissima passione, che mi ha trasmesso fin da piccolo mio padre, raffinato cultore del Jazz, è quella per la musica e in particolar modo per il canto; passione che iniziò nel 1984 quando in teatro interpretai Gesù nella commedia musicale “Cristo 2000″incidendo per le Edizioni Paoline il relativo CD.
Da allora, spesso divertendomi in casa con gli amici in jam-session e happening canori senza fine (quante nottate insonni!), ho coltivato questa passione, sfociata negli ultimi anni nella sala d’incisione della Khyan records del mio amico Antonello Chichiricco dove sono nati quasi per gioco alcuni CD tra i quali la cover di “Tema” dei Giganti, realizzata con il gruppo vocalist dei Bahbohbah, formato per l’occasione, e composto oltre a me dal grande Massimo “Croco Maria Corbus” Corvo, da Francesca “Migula” Corvo, e da Francesca mia sorella.
Un capitolo speciale nella mia vita merita lo sport.
Come dicevo, sono un grande appassionato di calcio, che ho praticato a vari livelli, vincendo negli anni 80 con la Costanzi e Ravera dei miei amici Walter Ravera e Fabio Citti, per ben tre volte un torneo molto seguito a Roma in quegli anni: la Caravella tricolore, e toccando perfino la C2 con l’Almas Roma allenata da un grande romanista: Amos Cardarelli.
In seguito, con il compianto Massimo Troisi e i miei amici Massimo Bonetti e Sebastiano Somma ho giocato per vari anni nella Nazionale Artisti, disputando tantissime partite per beneficenza e divertendomi un mondo, allenato anche da un altro grandissimo romanista: core de Roma Giacomino Losi.
Quindi fui tra i soci fondatori della Nazionale Doppiatori.
Non avrei ancora attaccato gli scarpini al fatidico chiodo se nel 2002 un maledetto incidente non mi avesse distrutto i legamenti del ginocchio. Ma mi sono operato subito e non dispero che presto….
Per ora mi alleno giocando a calcio-tennis sul prato di casa con mio figlio.
A proposito di tennis, l’ho giocato tanto e spero di continuare a farlo. Fin dai tempi della scuola tennis del Coni di Pievepelago, con il mio amico di sempre Claudio “Barbas” Barbieri, formavamo l’inossidabile coppia di doppio Maggi Barbieri (o Barbieri Maggi, come ha sempre rivendicato Claudio, ma la disputa è ben lungi dall’essersi chiusa definitivamente), battendo in lungo e in largo l’appennino modenese in cerca di tornei e seminando il terrore tra i nostri avversari forse più che per il nostro talento tennistico (per altro affatto malvagio) per la nostra verve istrionica sul campo. Non sazi di questo continuo girovagare per il Frignano, ingaggiavamo anche tra noi due battaglie senza fine in allenamento, spesso fino a notte fonda.
Con orgoglio mostro sugli scaffali del mio studio il mitico “Scolapasta d’oro” che nel 1988 vinsi al TTT Torneo Tennis Tognazzi del grande Ugo.
Per finire vorrei regalare, a chi ha avuto l’ardire di arrivare fin qui, un’antica tiritera latina che mio nonno Angelo soleva scandire per attirarsi la buona sorte:
“Terque quaterque testiculis tactis, pilis detractis usque ad sanguinem, palleggiatoque augello, malefica iactura transfugatur!”